“Iniziative di Regioni che impropriamente sconsigliano la scelta vegetariana e vegana e di Comuni che richiedono certificazioni mediche o comunque un’assunzione di responsabilità supplementare alle famiglie che scelgono l’alimentazione vegetariana o vegana, sono in contrasto con quanto stabilito dalle Linee Guida di Indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica http://www.salute.gov.it/imgs/c_17_pubblicazioni_1248_allegato.pdf sottoscritte sei anni fa anche da Regioni e Comuni, pubblicate in Gazzetta Ufficiale, che recitano testualmente: Vanno assicurate anche adeguate sostituzioni di alimenti correlate a ragioni etico-religiose o culturali. Tali sostituzioni non richiedono certificazione medica, ma la semplice richiesta dei genitori.

E’ quanto afferma una Nota della Direzione Generale per la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della Salute, diffusa ieri a compimento dell’impegno preso dal Sottosegretario De Filippo il 12 aprile alla Camera, in risposta a un’interrogazione http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=5-08201&ramo=C&leg=17 della deputata Beatrice Brignone fatta presentare dalla LAV a seguito di ricerche e segnalazioni http://www.lav.it/news/bambini-vegani-discriminati dell’associazione animalista che con la Campagna “Cambiamenu” fa conoscere i benefici morali, nutritivi, sociali della scelta vegana.

 

“E’ una vittoria del buon senso, proprio nel giorno della ridicola manifestazione pro-carne #bisteccheallariscossa – ha dichiarato Paola Segurini, responsabile Area Scelta Vegan della LAV – chi sceglie a scuola un’alimentazione priva di sofferenze per gli animali, ormai riconosciuta come valida da grandi e ufficiali organismi scientifici, ne ha diritto come a Senigallia (Ancona) o a Laives (Bolzano) dove sono in corso delle vertenze proprio in queste settimane, inoltre sono illegittime le anacronostiche e infondate Linee Guida di Regioni come l’Emilia Romagna che suggeriscono agli operatori scolastici di sconsigliare la scelta vegana e non è necessaria alcuna certificazione medica o consenso informato supplementare, ancora previsti illegittimamente da città come Torino, Parma, Bologna e Ferrara”.