La filosofa britannica Mary Midgley, protagonista del rinnovamento della filosofia morale nel mondo anglosassone, che ha indagato principalmente negli ambiti della filosofia della scienza e dello status morale degli animali, è morta nella sua casa di Jesmond, alla periferia di Newcastle Upon Tyne (Inghilterra del nord-est), all’età di 99 anni. L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla Newcastle University, di cui era professore emerito. Dopo gli inizi accademici a Oxford, nel 1965 divenne titolare della cattedra di filosofia morale alla Newcastle University. Midgley è autrice di una ventina di libri che hanno avuto una vasta eco accademica, teorizzando, tra l’altro, il punto di vista secondo cui la scienza moderna dovrebbe essere l’unico arbitro della realtà. Tra i suoi libri “Scienza come salvezza” (Ecig, 2000). Il suo ultimo volume è “What Is Philosophy For?” (Bloomsbury Academic), pubblicato appena tre settimane prima della sua scomparsa. La sua impostazione è sostanzialmente riconducibile a un’etica della responsabilità umana. Filosofa non confessionale, Midgley è stata estremamente critica degli approcci riduzionistici sulla mente sposati da alcuni esponenti del New Atheism tra quali il biologo Richard Dawkins e l’entomologo Edward O. Wilson. Questa impostazione emerge anche nei numerosi saggi di Midgley sulle relazioni uomo-animale, come “Beasts and Men” del 1979 e “Animals and Why they Matter” del 1983, tradotto in Italia con il titolo “Perché gli animali. Una visione più umana dei nostri rapporti con le altre specie” (Feltrinelli, 1985).

Midgley parte dalla constatazione che la competizione tra la specie umana e quella animale per l’appropriazione del territorio e delle risorse è ormai finita. L’uomo è divenuto il dominatore quasi assoluto e fornito di mezzi tecnici tali da essere in grado di distruggere tutta la vita animale del pianeta (compresa quella umana). Il che rende doveroso, secondo Mary Midgley, un ripensamento del nostro rapporto con gli animali atto a superare la cosiddetta “esclusione assoluta”, vale a dire l’idea che gli animali non hanno diritto ad alcuna considerazione morale. Tuttavia la Midley sostiene che una certa dose di specismo è comprensibile. Il legame di specie è forte, la preferenza naturale per i propri simili esiste, ma ha un fondamento biologico, non culturale. Esistono dei legami di affinità all’interno delle varie specie che non vanno sottovalutati, ma occorre gettare un ponte tra di esse, anche in considerazione del fatto che tra l’uomo e gli animali sono sempre esistiti, oltre ai rapporti di conflitto, quelli di compenetrazione. La salvezza dell’uomo è legata a quella di tutti gli altri esseri viventi e va vista inserita nella biosfera, nell’ecosistema globale.

(Foto da Twitter)