La CIWF, Compassion in World Farming per la protezione degli animali da allevamento, con una video investigazione, denuncia le sconvolgenti condizioni in cui vengono allevati le quaglie e chiede con una petizione al Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Andriukaitis la fine dell’uso delle gabbie negli allevamenti dei più piccoli e dimenticati animali da allevamento. CIWF rilancia la campagna “End the Cage Age” con la prima video inchiesta internazionale dedicata all’allevamento di questi animali con immagini che provengono da impianti italiani, francesi, portoghesi e greci. In Italia sono state rilevate le peggiori condizioni. Il nostro è l’unico paese in cui anche le quaglie da carne sono allevate in gabbia a densità agghiaccianti: solo 86 centimetri quadrati per animale, pari ad un sottobicchiere da birra. Negli allevamenti italiani, in particolare, le quaglie per spostarsi sono costrette a saltare l’una sull’altra, sbattendo il capo contro il soffitto metallico delle gabbie e ferendosi le zampe sul pavimento inclinato in filo di ferro, sviluppando così infezioni che gonfiano le loro zampe. Alcune di esse hanno estese zone del corpo senza piume a causa dello stress e del fatto che sono costrette a vivere praticamente l’una sull’altra, alla costante ricerca di aria e di un po’ di luce per tutte le 5 settimane di vita che la produzione intensiva concede loro, se si tratta di quaglie “da carne”. Quelle “da uova” devono sopportare queste condizioni per circa 6 mesi. Per tenere bassa la mortalità degli animali in queste difficilissime condizioni agli animali vengono somministrati di routine, nelle prime settimane di vita, antibiotici mescolati con l’acqua o il mangime. Le quaglie sono allevate a decine e decine di migliaia per capannone su lunghe file sovrapposte di gabbie.