È ufficiale! Ammesso “meat sounding” nelle denominazioni dei prodotti sostitutivi delle carni: lo sancisce la Commissione Europea, purché non si faccia riferimento a denominazioni espressamente tutelate.
Spesso i prodotti vegani e vegetariani sugli scaffali dei punti vendita hanno nomi riferiti a prodotti a base di carne. Si tratta di una scelta la cui utilità è molto dibattuta, anche tra gli stessi vegani, e a molti di loro non piace, ma di fatto riesce ad inquadrare i prodotti vegetali in categorie familiari per il consumatore, per agevolarne la comprensione della modalità di utilizzo.
Molte referenze vegane soprattutto per i prodotti sostitutivi della carne sono stati oggetto di numerose polemiche in quanto da più autorevoli parti è stato indicato che l’uso per prodotti 100% vegetali di termini legati alla tradizione produttiva dell’industria delle carni rappresentasse una condotta ingannevole o addirittura di concorrenza sleale e potesse essere oggetto di sanzioni. Da oggi invece si potranno utilizzare per i prodotti vegan i termini fettina, bistecca, cotoletta, eccezion fatta per i casi dove esiste una normativa specifica che tuteli le denominazioni ad esempio per bresaola, mortadella e prosciutto.
“Nel mese di novembre 2016 gli Europarlamentari Paolo De Castro e Giovanni La Via hanno presentato alla Commissione Europea una interrogazione con richiesta di risposta scritta per fare chiarezza sulla denominazione dei prodotti agroalimentari a base vegetale – spiega la dottoressa Paola Cane, direttore di Osservatorio VEGANOK -. La Commissione Europea ha risposto, per iscritto, dicendo che non prevede di introdurre nuove denominazioni tutelate per i prodotti a base di carne perché le norme esistenti tutelano già il consumatore e garantiscono che non vengano ingannati sulle caratteristiche di ciò che mangiano. L’allegato VI parte A, punto 4 del Reg UE 1169/2011 ci dice già come fare per tutelare il consumatore. Con buona pace dell’industria zootecnica che fino all’ultimo ha tentato di intralciare il mercato dei prodotti vegetariani e vegani spacciando per fuorviante e illegale, l’uso di denominazioni tipo “bistecche di soia” screditando la reputazione delle aziende che operano nell’ambito del 100% vegetale contrabbandando per tutela dei consumatori un atto privo di onestà intellettuale”.
Esistono le etichettature che indicano con chiarezza gli ingredienti, perché sapere cosa si acquiste e cosa si mangia è un diritto di tutti i consumatori, non solo dei vegani: sicuramente nessuno confonderà l’uovo o il salame di cioccolato o il pesciolino di liquirizia con altri prodotti di origine animale.